• 23 Giugno 2025 06:02
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Con la chiusura del 2024, i riflettori del mondo economico si accendono sui primi bilanci delle società gravitanti attorno a Fininvest, offrendo uno sguardo iniziale e cruciale sulla gestione post-Silvio Berlusconi. Dieci bilanci facenti capo alla costellazione Fininvest sono stati ufficialmente depositati presso il registro delle camere di commercio, integrandosi con i dati già noti delle quattro holding di controllo di Fininvest, del Gruppo Mondadori e di MFE Group. Sebbene alcuni tasselli rimangano ancora da posizionare – come i risultati del Teatro Manzoni o di Alba Servizi Aerotrasporti – un quadro preliminare, carico di spunti di riflessione, comincia a delinearsi.

Le entità che hanno già svelato i propri consuntivi per il 2024 includono nomi di spicco e meno noti: l’Ac Monza, Dolcedrago, Dueville Immobiliare, Immobiliare Idra, Essebi Real Estate, Isim spa, Immobiliare Leonardo, Consorzio Servizi di Vigilanza, Costa Turchese, e Fininvest RES (Real Estate & Services). A queste si aggiungono le Holding Italiana 1, 2, 3 e 8, il robusto MFE Group (che ingloba Mediaset) e l’affermazione editoriale del Gruppo Mondadori. L’analisi di questi dati, confrontati con il 2022 – ultimo anno di piena operatività sotto la guida del fondatore – rivela una contrazione significativa negli utili, suggerendo un periodo di assestamento e riorganizzazione strutturale.

Nel 2022, il perimetro societario oggi sotto esame aveva generato un utile netto complessivo di 196,7 milioni di euro. Il 2024, il primo anno interamente sotto la nuova gestione dei figli di Silvio Berlusconi, registra invece un utile pari a 95,1 milioni di euro. Sebbene la cifra rimanga considerevole e testimoniale della solidità intrinseca di alcune realtà del gruppo, essa segna un dislivello di 101,6 milioni di euro rispetto all’era precedente. Questo delta non può essere semplicemente letto come un declino, ma piuttosto come il Riverbero di dinamiche complesse che hanno coinvolto diversi settori strategici.

Paradossalmente, alcuni settori che in passato rappresentavano un onere pesante, hanno mostrato segni di miglioramento o di maggiore resilienza. Il calcio, spesso sinonimo di bilanci in rosso, ha visto una mitigazione delle perdite grazie all’AC Monza: la squadra ha registrato una perdita di 47,9 milioni di euro, un risultato pur sempre negativo ma decisamente migliore rispetto al passivo di 65,4 milioni di euro del 2022. Questo suggerisce una gestione più oculata o una fase di stabilizzazione per l’asset sportivo. Anche il Gruppo Mondadori, da sempre nell’orbita di Marina Berlusconi, ha consolidato la sua posizione di forza, incrementando i profitti da 51,5 milioni di euro nel 2022 a 60,2 milioni di euro nel 2024, un segnale della sua robustezza nel panorama editoriale e della capacità della gestione di affrontare le sfide del mercato.

Tuttavia, la performance complessiva è stata fortemente influenzata da dinamiche avverse in settori chiave, prime fra tutte le attività immobiliari. Questo comparto, storicamente legato alla genesi stessa di Fininvest, ha subito una drastica inversione di tendenza. Delle otto società immobiliari che hanno depositato il bilancio, ben sette si trovano in perdita, con una sola che è riuscita a chiudere in attivo. Un esempio lampante è Immobiliare Idra, un tempo custode del patrimonio immobiliare personale di Silvio Berlusconi, incluse le iconiche ville. Nonostante la cessione del complesso di Macherio a una delle eredi, Barbara Berlusconi, Idra ha registrato una perdita di 20,9 milioni di euro nel 2024, più del doppio rispetto ai 9,57 milioni di euro del 2022. Questo indica non solo un deterioramento del valore degli asset, ma anche costi di gestione o svalutazioni significative.

Ancor più preoccupante è la situazione di Fininvest RES (Real Estate & Services), divenuta azionista di Idra e proprietaria di Villa Gernetto. La società ha chiuso il 2024 con una perdita di 43,3 milioni di euro, un dato che quadruplica il passivo di 10,07 milioni di euro dell’ultimo bilancio sotto la guida di Silvio Berlusconi. Ciò suggerisce una profonda ristrutturazione o un forte impatto di investimenti e oneri legati alla gestione del vasto patrimonio immobiliare. Anche Dolcedrago, altra storica realtà immobiliare del gruppo, nonostante la strategica cessione di Idra a Fininvest RES, ha visto le sue perdite lievitare in modo esponenziale, passando da un rosso di 829 mila euro a ben 7,158 milioni di euro, un peggioramento di quasi nove volte. Similmente, Essebi Immobiliare, il cui nome evoca il fondatore, ha visto le sue perdite quasi otto volte, passando da 204.848 euro a 1.626.388 euro.

In questo scenario di difficoltà per il mattone, l’unico barlume di miglioramento emerge da Costa Turchese, società che controlla terreni strategici in Sardegna in attesa di lottizzazione. Sotto la guida di Adriano Galliani, le perdite sono state ridotte da 613.144 euro a 435.495 euro, un segnale di una gestione più efficiente o di una ripresa di fiducia nelle potenzialità di sviluppo. L’unica eccezione luminosa nel panorama immobiliare è rappresentata da Isim spa, il cui utile nel 2024 non deriva dalla gestione immobiliare pur tipica del suo core business, ma da investimenti oculati in fondi di private equity. Tuttavia, anche qui si rileva una diminuzione rispetto all’anno precedente: con Silvio Berlusconi al comando, Isim registrava un utile di 6 milioni di euro, mentre nel 2024 l’utile è stato di poco superiore al milione di euro sotto la nuova gestione, mostrando come anche le performance positive si siano ridimensionate.

Un capitolo a parte merita il calo vertiginoso degli utili delle holding di controllo di Fininvest, pilastri finanziari del gruppo. I loro guadagni sono crollati da 59,1 milioni di euro sotto la guida di Silvio a soli 27,8 milioni di euro con la gestione dei figli. Questo dimezzamento, pur non essendo una perdita, è indicativo di una minore capacità di generazione di valore o di una riallocazione strategica dei fondi, con meno liquidità che filtra verso le società madri.

Infine, il MFE Group, che include il colosso Mediaset, ha continuato a generare utili significativi, ma anch’essi sono stati erosi da operazioni strategiche complesse, come l’investimento in Prosieben Sat. I guadagni del Gruppo MFE sono scesi da 216,9 milioni di euro a 137,9 milioni di euro. Sebbene questa contrazione sia imputabile in parte a scelte di espansione e consolidamento, essa contribuisce al quadro generale di un profitto netto complessivo ridotto.

In sintesi, i primi bilanci del 2024 della galassia Fininvest, sotto la nuova gestione dei figli Berlusconi, dipingono un quadro complesso. Se da un lato settori come Mondadori e il calcio mostrano una solidità o un miglioramento, il patrimonio immobiliare e le stesse holding di controllo evidenziano una significativa contrazione degli utili o un ampliamento delle perdite. La sfida per la nuova generazione è evidente: consolidare e rilanciare un impero diversificato, navigando in acque economiche mutevoli e affrontando l’eredità di una gestione che per decenni ha rappresentato un unicum nel panorama imprenditoriale italiano. La diminuzione del profitto netto non è necessariamente un segnale di allarme irreversibile, ma piuttosto l’indicatore di una transizione in atto, che richiederà strategie precise e una forte capacità di adattamento per riconquistare i livelli di performance precedenti.

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45 commenti su “Non hanno la stoffa di Silvio?”

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