Una serata indimenticabile, un trionfo epocale, una dimostrazione di forza abbacinante. Il Paris Saint-Germain ha scritto una pagina indelebile nella storia del calcio, annichilendo l’Inter con uno schiacciante 5-0 nella finale della UEFA Champions League. Un punteggio che non lascia spazio a interpretazioni, una sentenza inoppugnabile sulla superiorità assoluta espressa dalla formazione parigina in ogni aspetto del gioco. Il PSG di Luis Enrique ha offerto una vera e propria lezione magistrale, un concerto di tecnica sopraffina, velocità vertiginosa e una classe cristallina che ha messo alle corde l’Inter sin dal fischio d’inizio. La squadra di Simone Inzaghi torna a casa con il fardello di una sconfitta pesantissima, la più ampia mai registrata nella storia delle finali della massima competizione continentale per club. Un epilogo amaro, che si aggiunge alla delusione per il mancato scudetto e che vede l’Inter cedere nuovamente in una finale di Champions, a distanza di anni dalla sconfitta di Istanbul, questa volta sul prato di Monaco. La \”Coppa dalle grandi orecchie\”, un trofeo lungamente agognato, prende così per la prima volta la strada di Parigi, consacrando il Paris Saint-Germain sul tetto d’Europa.
L’analisi tattica si tinge subito dei colori parigini. Luis Enrique, con audacia tipica del suo credo calcistico, sorprende schierando il giovane e talentuoso Désiré Doué nel tridente d’attacco al fianco di Ousmane Dembelé e Khvicha Kvaratskhelia, un tridente dinamico e imprevedibile capace di disorientare qualsiasi difesa. La retroguardia vede la conferma di Lucas Pacho al fianco del capitano Marquinhos, solida diga davanti a Gianluigi Donnarumma. A centrocampo, Fabian Ruiz orchestra il gioco con precisione. Simone Inzaghi risponde affidandosi alla consolidata coppia d’attacco formata da Lautaro Martinez e Marcus Thuram, supportati sulle fasce dalla spinta di Denzel Dumfries e Federico Dimarco. In difesa, il rientro di Benjamin Pavard rappresenta un elemento di speranza per la tenuta nerazzurra.
Ma la speranza interista si sgretola rapidamente sotto i furiosi colpi della marea rossa e blu. Il PSG prende immediatamente il controllo del possesso palla, imponendo il proprio ritmo e costringendo l’Inter a un atteggiamento difensivo, nel tentativo di imbastire rapide ripartenze che si riveleranno quasi sempre infruttuose. Il primo squillo della partita è firmato al decimo minuto da Désiré Doué, un tiro che però si spegne innocuo tra le braccia di Yann Sommer. È il preludio alla tempesta che si abbatterà di lì a poco. Il PSG alza l’intensità, riduce al minimo il rischio e in soli otto minuti, implacabili, indirizza la finale su un binario univoco. È un uno-due da KO, un gancio destro e un sinistro che lasciano l’Inter barcollante e incapace di trovare un antidoto. Al dodicesimo minuto, la genialità si manifesta nella splendida imbucata di Vitinha per Doué, il quale, con una visione di gioco fuori dal comune per la sua età, serve Achraf Hakimi. L’ex di turno, con la porta spalancata, non può fallire e deposita in rete il pallone che vale l’1-0. Un gol dal retrogusto amaro per i tifosi interisti, firmato da colui che solo pochi anni fa vestiva la maglia nerazzurra.
Ma la ferita non fa in tempo a rimarginarsi che arriva la seconda mazzata, un raddoppio che taglia le gambe e spegne ogni velleità di rimonta. Al ventesimo minuto, una ripartenza fulminea orchestrata da Kvaratskhelia e Dembelé vede quest’ultimo servire con precisione chirurgica Doué. Ancora lui, il giovane prodigio. Senza indugio, Doué calcia di prima intenzione con il piede destro, un tiro che, complice una deviazione decisiva di Dimarco, si insacca alle spalle di Sommer per il 2-0. L’Inter è in balia del proprio avversario, un pugile suonato incapace di reagire ai colpi incassati. Un timido tentativo di reazione arriva al ventitreesimo minuto con un colpo di testa di Francesco Acerbi sugli sviluppi di un corner, ma la palla si perde alta sopra la traversa. Al trentottesimo, sempre su palla inattiva da calcio d’angolo, Marcus Thuram prova a trovare la porta di testa, ma il suo tentativo non inquadra lo specchio. Al quarantaquattresimo, ancora il PSG pericoloso, nuovamente innescato da uno spunto di Doué che serve Dembelé, il quale però non riesce a concretizzare.
La ripresa si apre con la stessa musica, il PSG che continua a macinare gioco e occasioni. Al quarantasettesimo minuto, Khvicha Kvaratskhelia, voglioso di lasciare il segno, si rende pericoloso con un sinistro che esce di pochissimo a lato. L’ex Napoli ci riprova poco dopo, ma ancora una volta non trova lo specchio. L’Inter, nel tentativo disperato di rientrare in partita, si scopre, lasciando ampi spazi alle micidiali transizioni parigine. E al sessantatreesimo minuto arriva la sentenza definitiva, il tris che chiude virtualmente ogni possibilità di rimonta. Una verticalizzazione improvvisa del PSG, con Dembelé prima e Vitinha poi che trovano Désiré Doué. Il talento francese, con freddezza chirurgica, batte nuovamente Sommer con il destro, firmando la sua personale doppietta e portando il punteggio sul 3-0. Neanche i cambi operati da Inzaghi riescono a invertire l’inerzia del match, anzi, il tecnico interista è costretto a sostituire il neo-entrato Bissek per infortunio, un simbolo della serata storta nerazzurra.
I parigini, affamati e inarrestabili, non si accontentano e continuano a cercare la via della rete, trovando ampi varchi nella difesa interista ormai disunita. Al settantatreesimo minuto, calano il poker, l’ennesima dimostrazione di superiorità. Un altro contropiede letale del PSG, con Dembelé che serve Kvaratskhelia. Il georgiano si invola verso la porta e batte Sommer con un potente sinistro che si insacca per il 4-0. Un gol che sa di consacrazione per il talentuoso esterno.
L’Inter, ormai alle corde, prova a segnare il gol della bandiera al settantaseiesimo minuto con Marcus Thuram, che conclude da posizione ravvicinata. Ma sulla sua strada trova un incredibile Gianluigi Donnarumma, che con un riflesso felino dice di no, preservando il clean sheet. L’Inter è sulle gambe, lo sforzo profuso negli inutili tentativi di rientrare in partita e la frustrazione per il punteggio la rendono vulnerabile. All’ottantaduesimo minuto, rischia ancora con Bradley Barcola, appena entrato, che dopo un numero di suola si trova a tu per tu con Sommer ma non inquadra lo specchio della porta.
Il sigillo finale, la schiaffo definitivo, arriva all’ottantaseiesimo minuto per mano del giovanissimo Senny Mayulu. Imbeccato alla perfezione da un ispirato Barcola, Mayulu non sbaglia e batte Sommer con un mancino potente e preciso che bacia il palo e si infila in rete per il 5-0 finale. Un gol che certifica la profondità e qualità della rosa parigina e che rende ancora più pesante il passivo per l’Inter. Una punizione forse troppo severa nel punteggio finale, ma figlia di una prestazione sontuosa del Paris Saint-Germain, che corona il sogno europeo con una prestazione che rimarrà negli annali. L’Inter si lecca le ferite, consapevole di aver incontrato una squadra semplicemente superiore, in una serata in cui tutto ha funzionato alla perfezione per i neo campioni d’Europa.