“L’ASTENSIONE? LA GENTE SI È STUFATA DEL ‘MENO PEGGIO’. STAVOLTA, ANCHE IL ‘CETO MEDIO RIFLESSIVO’ HA DISERTATO LE URNE” – IL SINDACALISTA MARCO BENTIVOGLI CONTRO L’ESTABLISHMENT DEL PD: “L’ARROGANZA DELLE NOMENCLATURE DEI PARTITI PERDENTI È AL MASSIMO STORICO. ANCORA CREDONO CHE UNO SLOGAN A SANREMO, IL PROGRESSISMO CHIC DEGLI INFLUENCER O I TALK SERALI, POSSANO SOSTITUIRE LE CAPACITÀ DI RAPPRESENTANZA DI UN PARTITO VERAMENTE POPOLARE. LE CAMPAGNE ELETTORALI SONO ACCOLTE DAL DISINTERESSE, DAL “TANTO NON CAMBIA NULLA”. IL CANDIDATO È SOLO E I PARTITI NON ESISTONO QUASI PIÙ”…
FONTI…
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Stavolta il divorzio con la politica e ancora di più con il centrosinistra (terzo polo incluso) è profondo. Crollo della partecipazione e antipolitica sono due colpi durissimi alla democrazia. Proprio “la gente” si è stufata del “meno peggio” e piuttosto si butta sul nazional populista. Stavolta, anche il cosiddetto “ceto medio riflessivo” si è stufato e ha disertato le urne. Eppure l’arroganza delle nomenclature dei partiti perdenti è al massimo storico.
Ancora credono che uno slogan a Sanremo, il progressismo chic degli influencer o i talk serali, possano sostituire le capacità di rappresentanza di un partito veramente popolare. Rispetto alle regionali precedenti (senza concomitanza con le politiche e su due giorni) vota il 30% di elettori in meno. Non solo, crollano iscrizioni, i comizi finali sono sempre più eventi piccoli, spesso solo online.
Lo stesso per congressi e primarie. Tutti a lamentarsi della qualità dei candidati, ma la malattia è più profonda. La partecipazione è crollata in ogni ambito: sociale, sindacale, associativo, politico. Per i gruppi dirigenti non sembra un grosso problema. Tra “pochi”, la pratica della cooptazione funziona anche meglio. Il guaio è che quando ci si auto-coopta si finisce con il non leggere più la realtà.
Il nostro stato sociale sta crollando, crescono le persone abbandonate e chi rinuncia a curarsi. Ma è arretrato, da molti anni, per molti italiani. Non è un caso che, più in generale, le campagne elettorali siano accolte dal disinteresse, dal “tanto non cambia nulla”. Il candidato è altrettanto “solo”, i partiti non esistono quasi più. È, tuttavia, un bel segnale che i partiti più strutturati nel territorio reggano meglio. Ma anche lì l’insofferenza è notevole. C’è da sperare che almeno stavolta, dopo le sconfitte più cocenti o elezioni senza la metà degli aventi diritto, ci sia il coraggio di fare sul serio. Non come è accaduto prima e dopo il 25 settembre. E non usate la carta “giovani” mettendo in pista dei “giovani bonsai” di loro stessi. Con la stessa mimica, la stessa furbizia e cinismo per imparare a galleggiare.