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BERLUSCONI USCITA SOFT

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E’ PARTITA L’OPERAZIONE PER ACCOMPAGNARE AI GIARDINETTI NONNO SILVIO – DOPO LE FRASI SU ZELENSKY IL PPE LO SCARICA CON LA SPONDA DI MELONI CHE VUOLE FAVORIRE UN’USCITA DI SCENA SOFT DI BERLUSCONI (OGGI A MILANO È ATTESA LA SENTENZA DI PRIMO GRADO NEL PROCESSO RUBY TER). A DONNA GIORGIA FA GOLA IL PARTITO POPOLARE EUROPEO. MA C’È LO SCOGLIO RAPPRESENTATO DAL CAV E DA FORZA ITALIA, IL PARTITO DI RIFERIMENTO DEL PPE IN ITALIA. L’ASSE CON IL PRESIDENTE DELL’EUROPARLAMENTO, METSOLA E GLI ELOGI DEL “NEW YORK TIMES”: “MELONI E’ STATA CAPACE DI RIDURRE AL MINIMO I DANNI CAUSATI DALLE SCHEGGE VAGANTI PRESENTI NELLA MAGGIORANZA. E ORA L’EUROPA…”

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A spallate verso la porta d’uscita dalla politica. Il giorno dopo le Regionali, l’operazione contro Silvio Berlusconi è partita. Tocca al Ppe aprire le ostilità. L’account ufficiale dei popolari sconfessa l’anziano leader e cancella con poche righe un rapporto quasi trentennale: «Il gruppo del Partito popolare europeo respinge fermamente le dichiarazioni di Berlusconi sull’Ucraina. Non riflettono la nostra linea politica». Non sono parole casuali. Condensano una scomunica a cui ha lavorato sotto traccia anche Fratelli d’Italia, marcando stretto nelle ultime 48 ore il board del popolarismo continentale. E promettendo in cambio un asse di ferro per provare a governare insieme l’Ue nel 2024. Senza l’ombra del Cavaliere.

La presidente del Consiglio, non è un mistero, vuole chiudere una volta per tutte i conti con l’alleato. Assumere il controllo totale del centrodestra.

Farlo nel momento di massima difficoltà del partner, fedele alle regole spietate che governano la politica. E tutto avviene mentre per Berlusconi si avvicina il momento della verità anche sul fronte giudiziario. Oggi a Milano è attesa la sentenza di primo grado nel processo Ruby ter, con il Cavaliere imputato per corruzione. L’accusa è di aver pagato fino a dieci milioni di euro, tra il 2011 e il 2015, per comprare il silenzio su quanto avveniva nelle serate di Arcore. L’accusa ha chiesto sei anni. Se condannato, comunque, non decadrà da senatore (bisogna attendere la pronuncia definitiva).

Le parole contro Volodymyr Zelensky, però, hanno rappresentato per Meloni il punto di non ritorno. Vuole favorire un’uscita di scena soft dell’alleato. Per questo, la premier ha garantito il ritiro della costituzione di parte civile dello Stato proprio nel Ruby ter, ma non accetterà più di ritrovarsi nella scomoda posizione di guidare una maggioranza tenuta in piedi da due leader – Berlusconi e Matteo Salvini – che sono avamposto del putinismo in Occidente. «Silvio – ha detto ieri sera il segretario leghista – ha diritto di esprimere liberamente il suo pensiero ».

Basti un particolare clamoroso a dimostrare l’imbarazzo della presidente del Consiglio. Toccata con mano tutta la freddezza del governo ucraino per le parole di Berlusconi e costretta a spingere al massimo sul fronte diplomatico per confermare per il 21 febbraio la visita a Kiev (che ancora, clamorosamente, non è stata ufficializzata nonostante i molteplici annunci), Meloni ha deciso nelle ultime ore di provare a uscire dall’angolo.

Stravolgendo l’agenda, ha chiesto ai suoi diplomatici di organizzare una missione lampo che la porterà sabato – al posto di Antonio Tajani – alla conferenza sulla sicurezza di Monaco (a patto che guarisca in tempo dall’influenza). Il summit si concentrerà sulla guerra e ospiterà anche la vicepresidente Usa Kamala Harris e Ursula von der Leyen. Un segnale che la leader intende dare ai partner internazionali per tentare di coprire almeno un po’ la performance del Cavaliere.

Una faglia che Fratelli d’Italia ha scelto di sfruttare anche per rinsaldare il progetto di un’intesa tra Conservatori e Ppe, attorno a cui si gioca la sopravvivenza di Meloni in un’Europa a trazione franco-tedesca e poco incline ad assecondarla. Non a caso, mentre arrivava l’affondo dei popolari, il neo eletto co-presidente dei conservatori europei Nicola Procaccini – meloniano di ferro – apriva proprio a questo schema politico: «Abbiamo il progetto di condividere anche con il Ppe una visione dell’Unione».

Non è detto che Berlusconi resti a guardare. Anche perché continua a spiegare che la sua posizione è pragmatica. «Guardiamo ai fatti – replica a sera – abbiamo sempre sostenuto il popolo ucraino. Spero si possa trovare presto una soluzione diplomatica a una guerra molto pericolosa per tutti noi».

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