Home » In Italia tutto è disuguaglianza anche il diritto alla salute » In Italia tutto è disuguaglianza anche il diritto alla salute
classifica-delle_asl_

In Italia tutto è disuguaglianza anche il diritto alla salute

Home » In Italia tutto è disuguaglianza anche il diritto alla salute » In Italia tutto è disuguaglianza anche il diritto alla salute

Se la salute è un diritto fondamentale dell’individuo stabilito dall’articolo 32 della Costituzione, chi lo garantisce sul territorio? Il Servizio […]

Se la salute è un diritto fondamentale dell’individuo stabilito dall’articolo 32 della Costituzione, chi lo garantisce sul territorio? Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) prevede l’equità d’accesso a tutti i cittadini nella prevenzione, cura e riabilitazione (legge 833 del 1978). Poi sulla base del Titolo V della Costituzione del 18 ottobre 2001 lo Stato fa le leggi per assicurare i livelli essenziali di assistenza, e le Regioni hanno autonomia nell’organizzazione e nella gestione dei servizi sanitari.

Il loro braccio-armato sul territorio sono le Aziende sanitarie locali (Asl), enti autonomi guidati da un direttore generale, un direttore sanitario e un direttore amministrativo, direttamente responsabili del buon funzionamento dei servizi.

Oggi le Asl sono 110, si chiamano in modo diverso a seconda del luogo, e come avviene per ogni azienda la capacità di chi le gestisce impatta sulla qualità dell’assistenza e delle cure offerte ai cittadini. Vediamo come.

Le Asl devono garantire in particolare:

– le campagne di screening per la prevenzione del tumore al seno, alla cervice uterina e al colon;

– il rispetto dei tempi di attesa per visite ed esami sulla base di quanto richiesto dal medico nella prescrizione;

– un servizio territoriale efficiente che riduca gli accessi inappropriati in Pronto soccorso e le ospedalizzazioni per complicazioni per diabetici, malati di Bpco, cardiopatici;

– il numero di strutture e di posti letto fissati dagli standard normativi (come prevede il decreto ministeriale 77/2022 conosciuto come «Riforma territoriale»), il che vuol dire un consultorio ogni 20 mila abitanti, il 10 per cento di over 65 assistiti a domicilio, 8 posti letto negli hospice ogni 100 mila abitanti, ecc;

– i ricoveri programmati per interventi chirurgici per evitare che i propri assistiti si spostino fuori regione,

– bassi tassi di mortalità evitabile (tra i 0 e i 74 anni), che significa limitare il più possibile i decessi che possono essere contrastati da un Sistema sanitario ben funzionante e che possono essere ridotti sia attraverso campagne di prevenzione (in questo caso si parla di mortalità prevenibile) sia attraverso i trattamenti precoci delle patologie tempo-dipendenti (infarto, ictus).

Per la prima volta l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) stila una pagella per capire dove la popolazione è meglio assistita e dove invece bisogna correre ai ripari. Lo fa sulla base di circa 40 indicatori suddivisi in 6 aree e 12 sotto-aree che tengono conto dei compiti delle Asl che abbiamo elencato. Ecco i risultati che vedono complessivamente 30 Asl promosse, 53 così così e 27 bocciate.

Agenas procede poi categoria per categoria. Dietro i numeri ci sono le situazioni concrete con cui ci confrontiamo tutti i giorni.

1) Prevenzione e screening oncologici (mammella, colon, cervice)

Assicurare alla popolazione gli screening per il tumore alla mammella, per esempio, vuole dire aiutare le donne a fare prevenzione e in caso di un problema oncologico a scoprirlo il prima possibile per essere curate al meglio.

Ebbene, l’Azienda sanitaria di Trento raggiunge una copertura di screening per la mammella, sulla popolazione target, pari al 76 per cento, mentre l’Asp di Reggio Calabria ha una copertura dell’1,4 per cento (il valore medio nazionale è del 35 per cento). Per quanto riguarda lo screening per il colon le migliori performance si osservano nella regione Veneto, con la Ulss Berica (65 per cento) e Marca Trevigiana (63 per cento), mentre l’Asp di Cosenza è al di sotto dell’1 per cento.

L’Azienda sanitaria di Imola raggiunge una copertura di assistiti over 65 in assistenza domiciliare pari al 18 per cento (valore medio nazionale 8,5 per cento) mentre l’Asp di Messina ha una copertura del 2,2 per cento. Per quanto riguarda la tempestività degli interventi del 118 (dalla chiamata telefonica all’intervento) l’Asp di Reggio Calabria fa aspettare 35 minuti (tutte le Asp della Calabria riportano valori intorno i 30 minuti rispetto al target di 18); mentre le Asl di Sassari, Genovese e Chiavarese rappresentano le migliori aziende con 14 minuti di attesa.

L’azienda sanitaria di Bologna registra un numero medio di assistiti adulti pari a 1.470 per medico di medicina generale, mentre le Asl peggiori hanno un numero medio di assistiti che si discosta decisamente al rialzo dal valore di riferimento (1.500 pazienti). Tra queste troviamo l’Asl di Oristano con 1.781 pazienti a medico di base.

Mediamente a livello nazionale il costo dell’assistenza sanitaria pro-capite è pari a 2.100 euro a cittadino. A Bolzano il costo è di circa 3.000 euro, mentre a Napoli Nord è di 1.700.

Per valutare l’adeguatezza del costo pro-capite, lo stesso deve essere messo in relazione al livello dei servizi e dell’assistenza offerta: a parità di costo è migliore un’azienda che offre più servizi e viceversa a parità di servizi è più performante l’azienda che spende meno.

La mortalità evitabile è calcolata attraverso due voci: le cause prevenibili (ossia la mortalità correlata a fumo, alcol ed errati stili di vita, incidenti e suicidi, mancate vaccinazioni e altre carenze di prevenzione primaria) e le cause trattabili (mortalità legata a carenze nelle diagnosi precoci e qualità delle cure). Nell’Asl di Napoli Centro si rileva un tasso di mortalità evitabile doppio rispetto a quello registrato nella Asl Pesaro-Urbino (29,1 contro 14,6 ogni 10 mila abitanti).

Fra le Asl migliori e le Asl peggiori c’è di mezzo la salute dei pazienti, che dipende dalla competenza di chi le dirige e amministra. Il direttore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo sono nominati dal governatore e dall’assessore. La politica che li sceglie ha, dunque, una responsabilità enorme.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GRATIS CARTOMANZIA
Invia tramite WhatsApp
Torna in alto