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IL FOLLE DUPLICE OMICIDIO DI RAFFAELE CAIAZZO

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Anna che sente gli spari mentre è in casa, esce a vedere cosa è accaduto e poco distante nota un corpo a terra. Anna che si avvicina piano e scopre una pozza di sangue abbracciare il marito Luigi Cammisa, uscito poco prima per andare a lavoro e ormai senza più vita. E poi Alfonso che, chiamato dalla madre, corre sul posto dell’omicidio, perché Luigi era suo cognato e in pochi istanti ha dei presagi funesti. Telefona alla moglie, le ordina di non aprire a nessuno e via di corsa a piedi per quasi un chilometro verso il proprio appartamento mentre il telefono di Brigida che lui riprende a contattare, stavolta, suona a vuoto. La porta è aperta e Maria Brigida Pesacane è in terra in bagno, priva di vita, piena di sangue pure lei.

Anna e Alfonso Caiazzo, fratelli gemelli. Uniti da sempre, anche n questa storia disgraziata che ha reso orfani di un genitore 4 bambini e resi vedovi due ragazzi di 29 anni. Nell’inferno del dolore ce li ha trascinati il padre Raffaele Caiazzo, 44 anni, quello che i due ragazzi avevano deciso di non vedere più, perché stava avvelenando i rapporti familiari col sospetto, tutto suo, che Luigi Cammisa e Maria Brigida Pesacane avessero una relazione alle spalle dei rispettivi coniugi. Era da febbraio che Caiazzo insisteva, rimuginava, aveva comportamenti strani. Soprattutto nei confronti di Brigida, tanto che Alfonso e Anna raccontano, oggi, che «mio padre s’era invaghito» di quella giovane donna bionda di 24 anni. Se ne erano convinti per via dei suoi atteggiamenti e perché, a una recente festa di compleanno, Raffaele Caiazzo aveva fatto una scenata perché – come raccontato da Anna – «un nostro parente alla lontana aveva avvicinato Brigida».

Pure la madre di Anna e Alfonso s’era resa insospettita che il marito «s’era sciminuto per la nuora perché non sopportava che nessuno la guardava in giro». L’uomo era arrivato persino ad insinuare che Brigida avesse avuto una storia pure con lui, salvo poi ritrattare. E, però, accanto a questa gelosia Raffaele Caiazzo vomitava veleno su Brigida e Luigi. Lei aggiunge che la circostanza non era vera, ma da allora Caiazzo aveva cambiato atteggiamento. Tutti i giorni si recava a casa di Brigida anche quando il marito di lei, Alfonso, non c’era, quasi a volere impedire che durante l’assenza del figlio il presunto amante potesse raggiungere la giovane. Al tempo stesso si recava pure sotto casa di Luigi, per parlargli.

Ma Luigi Cammisa e la moglie Anna Caiazzo avevano già da tempo reciso i rapporti con Raffaele Caiazzo, proprio perché Anna non voleva sentirla questa assurda storia di corna in famiglia. E poi Anna s’era convinta invece che il padre stesse facendo di tutto per separare Alfonso dalla moglie per «potersi mettere lui con la ragazza, aiutandola anche con i figli». Come dire: il duplice omicidio è la conseguenza di un’assurda e malata morbosità a senso unico di Raffaele Caiazzo. Un omicidio che, è il sospetto degli inquirenti, potrebbe essere stato premeditato. Il punto è capire come e quando Raffaele Caiazzo s’è armato. Lui, in interrogatorio, ha spiegato di essere in possesso della pistola, ovviamente illegalmente detenuta, da circa 5 anni e che non ci ha visto più quando, la sera prima dei due delitti, il figlio Alfonso l’ha minacciato che non gli avrebbe fatto più vedere il nipotino di 2 anni cui l’uomo era molto legato. Ma né la moglie né i figli confermano. Anzi, a leggere con attenzione i loro ricordi sorge qualche sospetto. Raffaele, dunque, aveva già manifestato sanguinari propositi. Resta però da capire se fossero minacce reali o se fossero infelici affermazioni fatte al solo scopo di intimorire il genero.
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