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MASSIMO D’ALEMA E ALESSANDRO PROFUMO NEI GUAI

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IL REATO CONTESTATO A MASSIMO D’ALEMA, ALESSANDRO PROFUMO E AGLI ALTRI 6 INDAGATI PER IL COLOMBIA-GATE È CORRUZIONE INTERNAZIONALE – PERQUISITE LE CASE E GLI UFFICI DELL’EX PREMIER E DELL’EX AMMINISTRATORE DELEGATO DI LEONARDO – GLI SCOOP DELLA “VERITÀ” E LA TELEFONATA DI “BAFFINO” CON IL PARAMILITARE COLOMBIANO, EDGARDO FIERRO: “SIAMO CONVINTI CHE ALLA FINE RICEVEREMO TUTTI NOI 80 MILIONI. SI PUÒ FARE UN INVESTIMENTO, PERÒ DIVIDEREMO TUTTO” – NEL 2022, D’ALEMA PARLAVA DI “FANDONIE”…

La sezione reati economici della Procura di Napoli – che oggi ha delegato alla Digos di Napoli, una serie di perquisizioni – contesta ad otto indagati (Alessandro Profumo, Massimo D’Alema, Giuseppe Giordo, Gherardo Guardo, Umberto Claudio Bonavita, Francesco Amato, Emanuele Caruso e Giancarlo Mazzotta), il reato di corruzione internazionale aggravata. La forma aggravata viene contestata gli indagati in quanto il reato sarebbe stato commesso con l’ausilio di un gruppo criminale organizzato attivo in diversi Stati, tra cui Italia, Usa, Colombia e anche in altri. I fatti contestati risalgono a una data prossima al 27 gennaio 2022.

Un decreto di perquisizione è stato eseguito dalla Digos di Napoli nelle abitazioni e negli uffici dell’ex presidente del Consiglio Massimo D’ALEMA e dell’ex amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo. L’atto è stato eseguito nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura di Napoli sulla vicenda della presunta intermediazione per la vendita alla Colombia di navi, sommergibili e aerei militari prodotti da Fincantieri e da Leonardo. Perquisizioni sono state eseguite anche nei confronti di Gianluca Giordo, già responsabile della Divisione Navi militari di Fincantieri. Secondo l’ipotesi della Procura partenopea, l’ex premier si sarebbe adoperato per mettere in contatto due broker pugliesi, il 44enne Emanuele Caruso e il 39enne Francesco Amato (già precedentemente iscritti nel registro degli indagati) con Leonardo e Fincantieri.

Compravendita di armi dalla Colombia, la Procura di Napoli dispone le perquisizioni nei confronti di Massimo D’Alema e Alessandro Profumo. È la svolta nelle indagini che vanno avanti da mesi. Indagato anche l’ex direttore generale di Fincantieri Giuseppe Giordo. I magistrati ipotizzano che gli indagati si siano “a vario titolo adoperati quali promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al governo della Colombia di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica –  Leonardo, in particolare, aerei M 346 e Fincantieri per Corvette piccoli sommergibili e allestimento cantieri navali – al fine di ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro”. “Tutte fandonie”, aveva risposto D’Alema  in un’intervista a Repubblica il 3 marzo 2022. A coinvolgerlo, era anche una telefonata registrata illegalmente durante una conversazione tra l’ex premier e Edgardo Fierro Flores, paramilitare colombiano. “Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro – diceva D’Alema – Quindi si può fare un investimento, però non appena noi avremo questi contratti divideremo tutto, sarà diviso tutto. Questo non è un problema”. Aveva aggiunto l’ex leader della sinistra italiana: la conversazione “è stata registrata in maniera illegittima. E per danneggiare le società italiane: non a caso in Colombia sono usciti articoli sulla possibilità di acquistare le navi e gli aerei dalle imprese di altri paesi, in particolare statunitensi”.

L’inchiesta è stata aperta 15 mesi fa dalla Procura del Centro direzionale: quando i pm partenopei, nel marzo 2022, iscrissero nel registro degli indagati Francesco Amato ed Emanuele Caruso, oggi 39 e 44 anni, due broker pugliesi accusati di sostituzione di persona e truffa. Ad aprire anche giudiziariamente quel caso politico era stata infatti la denuncia dell’allora deputato di Italia Viva, Gennaro Migliore, e dell’ambasciatore Sergio Piazzi, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo: assemblea dalla quale gli indagati Caruso e Amato sostenevano di essere in qualche modo patrocinati nelle loro attività. Tutto falso. Specie nel caso della mediazione per la vendita delle armi, avevano scritto in un verbale Migliore e Piazzi. In quella vicenda comparivano infatti loghi e documenti che rimandavano a quell’organizzazione internazionale – con sede a Napoli – che riunisce delegati di 30 Paesi delle due sponde del Mediterraneo. Credenziali contraffatte. Ecco perché Migliore, che della Apm è stato il presidente fino a poco tempo fa, insieme con l’allora segretario generale Piazzi, avevano denunciato tutto in un esposto contro anonimi.

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