RAVENNA EPICENTRO DELLA DISASTROSA ALLUVIONE

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DOPO FORLÌ, FAENZA, CESENA E LUGO TOCCA ORA A RAVENNA ESSERE L’EPICENTRO DELLA DISASTROSA ALLUVIONE: LA CITTÀ DAL POMERIGGIO DI IERI È TOTALMENTE CIRCONDATA DALL’ACQUA – MOLTI I QUARTIERI SOMMERSI, OLTRE 20MILA LE PERSONE SFOLLATE, O BARRICATE AI PIANI ALTI DEGLI EDIFICI – PER SALVARSI RAVENNA PROVA AD ALZARE UN MURO TRA SÉ E LA PIENA: SI SPERA DI TENERE L’ACQUA SOTTO UN METRO: OLTRE I DANNI AL PATRIMONIO ARTISTICO SAREBBERO INCALCOLABILI – INIZIANO A SCARSEGGIARE CIBO E ACQUA. IL BILANCIO È DI 14 MORTI…

Per le strade allagate di Fornace Zarattini, barriera estrema che lotta per salvare il centro di Ravenna dalla catastrofe, spuntano anche ragazzi armati di pattini e sup gonfiabili. Aiutano la protezione civile a salvare anziani e malati, isolati nelle case che ormai galleggiano nella piena rovesciata adesso verso il mare dai fiumi Senio, Santerno, Sillaro e Lamone, che fanno saltare il reticolo dei centinaia di fossi collegati al canale emiliano-romagnolo.

Qualcuno, per farsi coraggio, intona “Romagna mia” e in poche ore il brano diventa l’inno di resistenza alla furia dell’acqua. Dopo Forlì, Faenza, Cesena e Lugo tocca ora a Ravenna essere l’epicentro della disastrosa alluvione che da tre giorni sconvolge i nove Comuni della Bassa Romagna. La città dal pomeriggio è totalmente circondata dall’acqua. Molti i quartieri sommersi, oltre 20 mila le persone sfollate, o barricate nei piani alti degli edifici. La statale Adriatica è ridotta a un fiume: il traffico paralizzato stenta a contrastare la corrente. Mutata in laguna la zona dei centri commerciali.

«È il giorno peggiore — il grido del sindaco Michele De Pascale — non sappiamo se e dove riusciremo a fermare l’acqua. Per tutti è obbligatorio abbandonare le proprie case fino al termine dell’emergenza». Migliaia di abitanti, a bordo di gommoni, trattori e fino a dove possibile in pullman, raggiungono i centri d’accoglienza aperti nel PalaCosta e al museo Classis. Venti le strade interrotte attorno alla città. Evacuate le frazioni di Piangipane, Santerno, Borgo Faina, Fornace Zarattini e Case Sparse, oltre al paese di Russi.

«È un’emergenza unica nel suo genere — dice il prefetto Castrese De Rosa — e senza precedenti. Nel fine settimana resta l’allarme rosso, chiediamo alla popolazione di restare ai piani alti delle case, di non muoversi e specie di non usare l’auto». Appello vano: migliaia le persone che si mettono al volante per portare in salvo i propri mezzi sui viadotti. Nel quartiere Serraglio, tra via Canalazzo, via Canali e il sottopasso Sant’Antonio, il livello più alto della piena, superiore al metro. Per salvarsi Ravenna prova anche ad alzare un muro tra sé e la piena che precipita dall’entroterra verso l’Adriatico.

I soccorritori ammassano una montagna di terra e di pietre a ridosso di Via Faentina. Per rallentare la corsa dei fiumi esondati arrivano tre idrovore e decine di volontari pompano acqua per dirottare parte della piena nelle campagne alle porte della città. A Ravenna e nella Bassa Romagna, 100 chilometri quadrati di terre sommerse tra l’80 e il 90 per cento, cominciano a scarseggiare anche acqua e cibo. Circa 100 mila le persone sfollate o tappate in casa.

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