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La Cina ha un’unità di spionaggio a Cuba sin dal 2019. La rivelazione che già da tre anni Pechino ha una base per le intercettazioni a poco più di cento chilometri dalle coste americane arriva pochi giorni dopo lo scoop del Wall Street Journal secondo cui Pechino aveva raggiunto un accordo segreto per aprire sull’isola caraibica una struttura del genere.
“Che Pechino abbia una base a Cuba è cosa ben nota e documentata nei file di intelligence”, ha spiegato un funzionario americano all’agenzia France Presse. Se fosse confermato si tratterebbe di una delle provocazioni più forti avanzate dalla Repubblica popolare cinese nei confronti degli Stati Uniti fino a oggi. Non un pallone spia made in China come quello abbattuto sui cieli americani a febbraio, ma un centro permanente di spionaggio a soli 160 chilometri dalla Florida per consentire all’intelligence cinese di raccogliere tutte le comunicazioni elettroniche nel sud-est degli Stati Uniti, dove sono collocate molte basi militari.
Secondo quanto rivelava il Wsj, il governo cubano avrebbe acconsentito in cambio di miliardi di dollari per affrontare le gravi difficoltà economiche in cui si trova. L’Avana si è affrettata a smentire le indiscrezioni definendole “mendaci e infondate”. In un comunicato, il viceministro degli Esteri cubano Carlos Fernández de Cossío ha sottolineato che si tratta di “bugie promosse con il perfido intento di giustificare l’intensificarsi senza precedenti del blocco economico di Washington contro la nazione caraibica e le continue campagne di destabilizzazione”.
Si tratta, ha attaccato ancora il responsabile governativo, di ingannare l’opinione pubblica negli Stati Uniti e nel mondo, aggiungendo che si tratta spesso di calunnie fabbricate da funzionari statunitensi, “apparentemente a conoscenza di informazioni di intelligence”. Oltretutto la mossa cinese è una sfida non solo all’America, ma anche alla Russia, alleata storica di Cuba, da sempre base militare e di spionaggio. Oppure potrebbe essere il prezzo che il leader del Cremlino Vladimir Putin ha dovuto pagare all’amico Xi Jinping per la sua neutralità nella guerra della Russia contro l’Ucraina.
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